Il progetto “Casa del Fauno” si inserisce in un’area di espansione urbana, ai limiti tra città e campagna, ponendosi come riflessione sulla tipologia della casa a corte, qui richiesta dalla pianificazione edilizia. L’omonima domus romana di Pompei, dalla quale l’edificio prende ispirazione, diventa qui matrice di un organismo architettonico che si chiude su se stesso per poi aprirsi selettivamente verso il paesaggio collinare, instaurando un rapporto dialettico tra introspezione e permeabilità.

La casa a corte, tipologia abitativa diffusa nel mondo antico e reinterpretata in molte tradizioni architettoniche, si fonda sull’idea di uno spazio centrale attorno al quale si organizza la vita domestica. La “Casa del Fauno” di Pompei, una delle più grandi e raffinate domus della città, rappresenta un modello paradigmatico di questa configurazione spaziale. La sua struttura, caratterizzata da un impianto a peristilio e una successione di ambienti che si affacciano su spazi aperti, viene qui rielaborata in chiave contemporanea, mantenendo il principio di una distribuzione interna che privilegia la centralità dei vuoti come regolatori del microclima e dell’esperienza abitativa.

La volumetria si articola in una base solida, monolitica, in cemento architettonico, che radica il progetto al suolo, e un livello superiore in U-Glass, materia traslucida che diffonde la luce e conferisce all’insieme una vibrazione eterea. Il contrasto tra la pesantezza minerale del basamento e la leggerezza luminosa della parte superiore diventa il tema espressivo dominante, amplificando la percezione della sospensione e della rarefazione.

Tre patii interrompono la continuità della massa costruita, scolpendo lo spazio interno in una successione di vuoti calibrati che modulano la luce e l’esperienza percettiva dell’abitare. Questi dispositivi spaziali, oltre a rafforzare l’introspezione e la protezione dall’esterno, articolano il rapporto tra interno ed esterno, introducendo una dimensione atmosferica in cui il passaggio del tempo e delle stagioni diventa parte integrante dell’architettura.

La casa si nega alla strada e si apre invece al paesaggio in una sequenza di prospettive controllate. Il progetto non si limita a un gesto compositivo, ma si configura come un sistema spaziale in cui l’equilibrio tra chiusura e apertura, tra matericità e impalpabilità, definisce un’architettura capace di rispondere alle esigenze del vivere contemporaneo ricercando un linguaggio colto e misurato.

L’edificio combina due diverse tecnologie costruttive: il piano terra è realizzato in cemento armato, mentre il primo piano utilizza una struttura in legno. Le ampie vetrate rivolte a sud sono progettate per massimizzare il guadagno solare durante l’inverno, contribuendo al riscaldamento passivo degli ambienti interni. Durante l’estate, invece, il surriscaldamento viene evitato grazie a pensiline e sistemi oscuranti esterni, perfettamente integrati nell’architettura e nascosti alla vista.

La solida base in cemento sfrutta la sua elevata inerzia termica per mantenere una temperatura interna stabile, mentre la parte superiore, rivestita in U-Glass, beneficia della ventilazione naturale grazie a una facciata ventilata che favorisce il raffrescamento. L’involucro edilizio è progettato per garantire un’elevata efficienza energetica, contribuendo alla riduzione dei consumi si in regione estivo sia invernale.

Un impianto di ventilazione controllata con scambiatore di calore migliora ulteriormente il comfort abitativo, filtrando l’aria esterna e rimuovendo anidride carbonica e altri inquinanti presenti all’interno. Grazie a queste soluzioni, l’edificio raggiunge consumi energetici prossimi allo zero senza produrre emissioni in atmosfera, in linea con un’idea di abitare sostenibile e attenta all’ambiente.