Casa B

Il sito di intervento è collocato nella pianura centuriata che si estende a est del fiume Savio: un impianto che ha caratterizzato la struttura agraria di questi luoghi già dall’epoca romana. L’impianto ortogonale è tutt’ora ben leggibile nel territorio attraverso una maglia poderale definita dal tessuto stradale e da buona parte di quello catastale e dei principali confini. I campi rettangolari lunghi circa mt 71 e larghi mt. 35,5 “jugerum” disposti secondo il preciso asse nord/sud (Ravenna/Cesena) impostato sulla direttrice del Dismano. Si tratta di un paesaggio agrario di pianura strutturato da numerosi corsi d’acqua, dalla viabilità che segue i meandri dei paleo alvei e da una trama agricola minuta e frammentata che segue il loro andamento. Il contesto urbano è determinato dalla prevalenza di case sparse, nelle quali emerge la tipologia edilizia tradizionale della casa colonica cesenate-riminese, sia nella sua forma storica originale, sia in più o meno recenti tentativi reinterpretativi in larga misura poco significativi.


La lettura del territorio e l’analisi delle tipologie edilizie caratterizzanti sono stati la premessa al progetto architettonico che prevede la demolizione di un edificio esistente incongruo e privo di pregio, successivamente convertito in abitazione tramite condono, e la costruzione di un nuovo edificio residenziale composto da due unità abitative. Il percorso di analisi della tipologia edilizia tradizionale e delle sue successive evoluzioni, parte dalla casa rurale cesenate-riminese che nasce per esigenze di carattere agricolo tra 1700 ed il 1800.

La tipologia è caratterizzata dall’orientamento sud della facciata principale, protetta da un porticato che si estende sui lati est ed ovest. È organizzata su due livelli: il piano terra veniva impiegato per le attività inerenti la coltivazione del campi, mentre al piano superiore venivano collocati gli spazi abitativi spesso condivisi in nuclei famigliari allargati. I cambiamenti sociopolitici avvenuti nei primi anni 50 del ‘900 portarono ad una regressione delle attività agricole e ad una conseguente evoluzione tipologica della casa rurale trasformando le tradizionali falde inclinate dei portici in terrazzi praticabili per rispondere ai requisiti di una nuova forma dell’abitare.

Il progetto del nuovo edificio residenziale rintraccia questo preciso asse evolutivo cercando di rispondere a requisiti contemporanei sia in termini funzionali, di linguaggio compositivo e di efficienza energetica, senza perdere di vista il punto di partenza.
L’edificio si presenta come una addizione tra un volume massivo al piano terra, evidenziato dal rivestimento lapideo, e due volumi intonacati coperti con doppia falda al piano superiore. la stessa composizione volumetrica è riscontrabile nella tipologia tradizionale, specialmente nella sua evoluzione degli anni’50. Il progetto prevede una scomposizione dei volumi con l’intenzione di regolare gli apporti energetici passivi sul fronte sud tramite i corpi in aggetto e di reinterpretare la lettura del reticolo della centuriazione attraverso una disposizione ortogonale lungo gli assi nord-sud, est-ovest, dei volumi posti al piano primo.


Questa articolazione morfologica, oltra a richiamare a livello planimetrico il tessuto circostante, consente una forte introspezione degli spazi ed una netta separazione degli affacci delle due unità, requisito funzionale necessario per il comfort abitativo e la tutela della privacy.
I portici sono ricavati tramite sottrazioni al volume posto al piano terra: lo stesso avviene nella casa rurale tradizionale, dove il portico presentava ampie porzioni tamponate in muratura caratterizzando le pozioni aperte come volumi sottratti al corpo principale.


La morfologia fortemente stereotipata dei volumi, oltre a conferire una rilettura contemporanea degli elementi caratterizzanti delle tipologie tradizionali, consente un miglioramento delle prestazioni energetiche del fabbricato eliminando i ponti termici comunemente generati da cornicioni e pensiline. La stessa attenzione è stata apportata elaborando un progetto esecutivo dettagliato in modo da verificare la completa continuità dell’isolante per tutto l’involucro edilizio.
I materiali utilizzati riguardano in parte quelli della tradizione, come l’intonaco a grassello di calce, gli infissi in legno, il rivestimento lapideo, in parte materiali dell’innovazione come manto di copertura, sistemi frangisole ed elementi oscuranti in acciaio, coibentato all’interno, atti a garantire una maggiore durabilità e minori consumi energetici.

L’edificio ha una struttura primaria in laterocemento ed una secondaria in acciaio, per consentire gli aggetti dei due corpi al piano primo. L’involucro edilizio dello spessore totale di 45cm è composto da chiusure verticali a doppia parete di laterizio porizzato con interposto l’isolamento termico e solaio di copertura in laterizio con manto ventilato. Il solaio del piano terra è di tipo areato, distanziato di qualche decina di centimetri dal suolo in modo da limitare fenomeni di umidità di risalita e consentire la ventilazione naturale tramite apposite bocchette. L’impianto di riscaldamento è composto da caldaia a condensazione con pannelli radianti, mentre sulla copertura vengono istallati pannelli solari per l’acqua sanitaria e 6kw di pannelli fotovoltaici integrati nella copertura. Per garantire la durabilità delle superfici intonacate prive della protezione di sporti e cornicioni, è stato utilizzato un intonaco fibrorinforzato con idrorepellenti a base di calce pozzolanica che garantisce elevati livelli di resistenze pur mantenendo una buon permeabilità al vapore acqueo. Il materiale lapideo proviene dalla parte esterna e più superficiale dei blocchi estratti dalle cave di marmo trani. I blocchi vengono successivamente tagliati in lastre, la parte più esterna ed irregolare chiamata in gergo “scorzetta”, è stata utilizzata per caratterizzare il volume al piano terra limitando i costi pur mantenendo il carattere massivo che il materiale è capace di restituire.


L’edificio si presenta come una reinterpretazione tipologica delle costruzioni rurali che caratterizzano il paesaggio circostante, interpretando il tessuto della pianura centuriata attraverso l’articolazione dei suoi volumi. La suddivisione in due unità abitative è poco percepibile con l’intenzione di conferire all’edificio un carattere di unitarietà, lo stesso presente nelle case coloniche tradizionali, anche quando abitate da più nuclei famigliari.
In un contesto territoriale dove l’edilizia più o meno recente è configurata da soluzioni conformi riprodotte senza soluzione di continuità attraverso una emulazione delle tipologie tradizionali priva di un significativo ragionamento critico, il progetto si presenta come una riflessione a riguardo cercando, con tutti i limiti del caso, di restituire al progetto quella caratteristica intrinseca, sempre meno considerata, del lavoro intellettuale.

         

edificio residenziale bifamiliare nella campagna cesenate

Year
2013

Locality
Italy – cesena

Design team
Piraccini + Potente architettura

CHIEF ARCHITECTS

Stefano Piraccini
Margherita Potente

PHOTOGRAPH

margherita potente

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